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Da “Visto, si stampi” a “Stampato, si senta”: come il Digital Audio sta impattando sugli editori

Apr 11, 2018 | Audio on demand, Case History, Podcast

Nel mondo, pressoché tutti gli Editori di contenuti testuali, cioè stampa e, anche se in maniera più ridotta, web, hanno sviluppato all’interno delle loro organizzazioni delle divisioni di Audio On Demand attive nella produzione di podcast: il caso più eclatante è sicuramente The Daily, un podcast prodotto dal NY Times che quotidianamente viene reso disponibile al pubblico alla mattina presto su tutte le piattaforme che distribuiscono Audio (Itunes, GooglePlay, Spreaker…) oltreché sui loro mezzi proprietari, e che ogni giorno viene fruito da circa un milione di utenti; in Italia, finora solo la testata web il Post e il quotidiano La Stampa hanno iniziato a percorre questa via, seppur ancora con qualche timidezza.

Perchè i Publisher “tradizionali” stanno impegnandosi in questa attività?
Perché chi ancora non lo fa invece dovrebbe?

Tra i molti effetti indotti dall’impatto della Digital Revolution sul mondo della comunicazione, uno dei principali è sicuramente quello di aver disgiunto le piattaforme dai propri linguaggi “di riferimento”: oggi leggiamo mediante uno schermo, guardiamo un video mediante uno smartphone, ascoltiamo un programma tramite una TV, evidenziando quindi sempre di più la centralità del valore del Contenuto e spingendo tutti i produttori ad allestire un’offerta quanto più Crossmediale possibile, con il non trascurabile effetto di allargare anche il loro appeal verso gli Inserzionisti pubblicitari.

Il linguaggio Audio era rimasto pressoché escluso da questo processo, stante la mancanza delle tecnologie e delle competenze necessarie, ma non appena queste sono divenute disponibili gli effetti non hanno tardato a manifestarsi, diffondendosi, lo ripetiamo, in tutto il mondo.

Nulla di sorprendente per chi con l’Audio lavora quotidianamente: è un linguaggio intimo, personale, in grado di generare un forte engagement tra emittente e ricevente, “leggero” da gestire sotto gli aspetti produttivi; soprattutto, l’audio non richiede attenzione visiva esclusiva, come testimoniano sia i 36 milioni di contatti quotidiani della Radio in Italia, sia un dato diffuso da Nielsen, che dichiara come oltre il 79% di consumo di contenuti Audio avviene quando gli Utenti non possono accedere ad uno schermo.

Basta quindi disporre di un bel contenuto da raccontare, quale quelli di cui i desk degli Editori “classici” sono ricchi, un microfono e poco altro?

No.

La trasformazione di un testo in una storia interessante non è affatto semplice, e non si commetta l’errore di confonderla con una pedissequa lettura, peggio-mi-sento se fatta da un sintetizzatore vocale: servono specifiche competenze, mettendo a fattor comune i contesti Audio e Digital a beneficio di Utenti ed Inserzionisti.

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